TALK: Fotografie
AUTHORS: Martino Zummo
CURATOR: Carmelo Stompo
SPACE: 2LAB
DATE: 6 maggio 2022
VISITING HOURS: 19.00
Martino Zummo torna nuovamente al 2LAB per presentare il suo libro FOTOGRAFIE, un’opera antologica sul suo lavoro di fotografo.
Scrive di lui Italo Zannier:
“…Martino Zummo (conosco e apprezzo il suo lavoro da vent’anni, da quando mi venne presentato a Palermo da Paolo Morello) non ha scopi “politici”, se non quelli della sua intelligente e colta curiosità esistenziale, a sua volta è un “fotografo di strada”, dove la strada è quella che percorre armato di una lente che conserva lo sguardo, fulcro emblematico della sua analisi d’ambiente. Martino Zummo, in questo “mestiere di strada”, rappresenta un brano fondamentale della storia del1a fotografia, non solo italiana, che si è sviluppata specie nel secondo dopoguerra, nell’avventura del fotogiornalismo, che ha preteso sempre più agili strumenti. Una fotografia vivace, che nel contempo ha stimolato brani di letteratura e di cinema, da Verga e De Roberto in Sicilia (fotografi a loro volta!), a Visconti, a Germi … Sulla “strada”, dice pressappoco Berengo-Gardin (ma non sono del tutto d’accordo), è il passante che si propone al fotografo e lo stimola quasi esigendo un’immagine, che è già lì, in quel volto, in quel coacervo di clementi e architetture. Quindi sarebbe l”incontro”significativo, sebbene casuale ma ricercato , a pretendere la fotografia. Forse! Ma l’immagine “trovata”, è già latente nel pensiero ideologico del fotografo che, in fieri, è alla ricerca di un volto, di una espressione, di un insieme di elementi, che forse gli verranno incontro. E allora click!, ma i Brassai e i Doisneau ci pensavano prima, progettando e costruendo en pose l’immagine intuita, voluta… La stravaganza, la singolarità, l’anomalia… sono al limite sportivo della ricerca del fotografo, non esclusa la caduta drammatica da un grattacielo o un tuffo clandestino in laguna; tutte “scene” di successo negli awards della cosiddetta “fotografia di strada”. Martino Zummo, fortunatamente non ha questa ambizione sportiva, troppo vincente, tecnicistica e a volte menzognera della fotografia, e tende invece a cogliere le “sfumature” intime, emblematiche di un gesto, una presenza, di un dialogo tra persone e ambiente, per raccontare storie di vita, di silenzi, di attese, di speranze, suggerendo atmosfere tra felicità e dolore, che il suo insistente bianco-nero rende con coerenza e drammaticità. Dopo i Sellerio, Scianna, Zecchin, Battaglia… , mi sembra che Martino Zummo, quasi in eredità, celebri e segnali efficacemente tuttora, un brano influente di storia della fotografia, che si è impressa nella cultura contemporanea, offrendo nella retorica sintetica delle sue immagini, il volto epico di un territorio e di un’umanità. Per Martino Zummo, il “cortile” è la strada e la “fotografia” è la finestra: e noi siamo i prossimi “guardoni”.”